Cristiano Gori e Marco Trabucchi concludono la serie di articoli sull’emergenza Covid-19 volgendo lo sguardo in avanti. Il dolore rappresenta la principale eredità della tragedia vissuta, ma non l’unica. E’ maturata, infatti, anche un’inattesa opportunità. Dopo un lungo oblio, la politica nazionale si è “accorta” degli anziani non autosufficienti: la riforma del settore, dunque, torna ad essere una prospettiva possibile.
di Cristiano Gori (Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento e Network Non Autosufficienza), Marco Trabucchi (Associazione Italiana di Psicogeriatria, Gruppo di Ricerca Geriatrica, Brescia e Network Non Autosufficienza)
Un’opportunità-dalla-tragedia
La prima “finestra di opportunità”: un’occasione mancata
A partire dalla fine del secolo scorso, nella società e nella politica italiana è cresciuta la consapevolezza della necessità di rivedere il sistema di welfare per renderlo più adeguato all’aumento degli anziani non autosufficienti. In effetti, tra la conclusione degli anni ’90 e il 2008, la riforma nazionale dell’assistenza loro destinata (Long-Term Care)1 è stata ampiamente discussa e molte proposte sono state avanzate. Tuttavia, la stagione che ha visto numerosi paesi simili al nostro introdurre robuste riforme nazionali – come Austria (1993), Germania (1995), Francia (2002) e Spagna (2006) – in Italia non ha avuto un analogo risultato. L’onere di sviluppare il sistema di Long-Term Care è stato, pertanto, lasciato sostanzialmente sulle spalle di Regioni e Comuni, impossibilitati a farvi adeguatamente fronte da soli.

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