Più politiche per la famiglia nell’Italia che invecchia

Dovremmo essere più generosi con il futuro della nostra comunità nazionale. Rappresenta di per sé un bene per i nostri figli, giovani e ragazzi, italiani e nuovi italiani. E invece no. L’Istat, ieri, ha sottolineato la riduzione della nostra popolazione, attribuibile in via determinante al calo “storico” del tasso di fecondità – che si inabissa a 1,34 figli per donna (1,27 le italiane, 1,95 le immigrate), corroborato da un ulteriore balzo in avanti di quanti, ogni anno, lasciano sconsolati il Bel Paese per l’estero (giovani in maggioranza). L’Italia di oggi non sembra un Paese per giovani e tanto meno per bambini. Per aumentare un tasso di fecondità che rischiava di andare a picco, altri Paesi europei hanno intrapreso anni addietro politiche socio-demografiche molto più efficaci di quelle spot “all’italiana”: nella convinzione che nuovi francesi o svedesi costituiscano il primo bene per la comunità nazionale. Si aggiunga che gli italiani spesso fanno “buon viso a cattivo gioco” e sfoderano tutto il loro individualismo amorale, facendo orecchie da mercante quando si parla di nascite, di bambini e di giovani. Tante parole, ma poi manca la convinzione per mettere in atto ciò che si dice di voler fare.

Leggi: Edilizia e Territorio, Il Sole 24 Ore, 07/03/2017